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RJF – La carriera e le partite di Bobby Fischer
Karsten Müller
Codice: 6512
Spedizione entro 24-48 ore.

Copertina a colori

432 pagine

Caissa Italia
- 2011
ISBN 9788888756998

Dimensioni (in cm): 17x24



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Presentazione dell'Editore

Il libro evento del 2009, già acclamato dalla critica come un classico moderno. Karsten Müller analizza tutte le partite a cadenza lunga giocate da Bobby Fischer, dagli esordi come dodicenne di talento fino alla prepotente ascesa fino al livello di Grande Maestro, dalle battaglie agli interzonali fino al controverso match di rivincita con Boris Spasskij. 735 partite in tutto!
Il libro riporta anche tutte le tabelle dei tornei giocati da Fischer ed è ben corredato di interessanti fotografie. Ogni evento è presentato dall'autore in maniera tale da porlo nel suo esatto contesto storico.
Inolte, Andrew Soltis firma una interessante prefazione in cui illustra gli importanti contributi del XI Campione del mondo alla teoria delle aperture, mentre appassionato è il ricordo che Larry Evans fa dell'amico Fischer, tracciandone un profilo alla scacchiera e lontano da essa.
Un libro che non mancherà di appassionare chiunque sia anche solo lontanamente attratto dalla carismatica figura di Robert James Fischer, l'uomo che da solo sconfisse il potere scacchistico sovietico.

Ancora oggi c’è chi si chiede se Robert James Fischer sia stato il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi, candidando come possibili alternative ora Kasparov, ora Capablanca, ora Tal - quando non il folle predecessore americano Paul Morphy.
La domanda è del tutto oziosa. Bobby Fischer è stato, molto più semplicemente, una delle maggiori icone del Novecento.
Nessuno come il prodigio di Brooklyn è riuscito a personificare le contraddizioni del secolo breve. Alfiere dell’Occidente contro lo strapotere del blocco comunista, nacque ebreo e morì feroce antisemita, impersonò il sogno americano e inneggiò all’11 settembre, fu temerario innovatore e inflessibile reazionario, seppe catalizzare le attenzioni dei media ma rifuggiva il contatto umano. Non sorprende allora che proprio Bobby Fischer sia il campione più amato e odiato della storia degli scacchi. Il suo fascino ipnotico e certamente maudit ha stregato Henry Kissinger e George Bush, Fidel Castro e Che Guevara, la CIA e il KGB, il parlamento islandese e quello giapponese, per tacere del Cremlino e di tutto il gotha scacchistico sovietico.
Dal punto di vista sportivo, la sua carriera è unica e epica. Tra i primi al mondo già da adolescente, la sua irresistibile ascesa fu costellata da bizzarrie continue e da profonde intuizioni sul ruolo dello scacchista professionista. Logorato dal suo stesso genio, interruppe a più riprese l’attività agonistica, fino a quando non si convinse a preparare l’ultimo assalto. Era il 1970. Da allora dominò ogni competizione cui prese parte, fino all’indimenticabile e vittorioso match di Reykjavik contro Boris Spasskij nel 1972.
Da una sua idea, l’orologio di Fischer, sono nati gli scacchi moderni e da un’altra sua creatura, il Fischerandom, potrebbero nascere quelli del futuro.




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