Page 45 - Il manuale dei finali

Capitolo 15
Idee generali valide per tutti i tipi di finali
Unitamente alle tecniche valide in pre- senza di uno specifico rapporto di forze, abbiamo visto anche principi di carattere più generale e diversi metodi utilizzabili in svariate situazioni. In questo capitolo conclusivo passeremo in rassegna le più importanti idee generali sui finali, preci- sandole e dove necessario completandole.
In Common Sense in Chess, Emanuel Lasker scrisse che l’attività esercitata dal Re, il pedone passato e l’obbligo di muovere (con effetti decisivi sul rappor- to di forze sulla scacchiera, il cosiddetto zugzwang) sono i tre tratti distintivi del finale. Cominceremo la nostra disamina proprio con questi tre elementi.
Dopo aver studiato i capitoli prece- denti, spero vi sarete convinti che l’arte di trattare i finali non si riduce alla mec- canica applicazione di regole aride e noiose. Nei finali, così come nelle altre fasi della partita, bisogna calcolare va- rianti complesse e scovare eleganti com- binazioni; anche qui la teoria serve solo ad aiutarci a trovare la soluzione giusta. Credo che alcuni degli studi e dei finali che abbiamo esaminato non siano infe- riori sul piano estetico alle migliori crea- zioni in apertura e nel mediogioco.
È mia intenzione presentare qui anche
alcuni esempi particolarmente belli che non hanno trovato posto nelle pagine pre- cedenti. In tal modo, questo capitolo sarà dedicato non solo alla strategia, ma anche alla tattica del finale (soprattutto negli esercizi alla fine di ciascuna sezione).
L’attività del Re
“Nel centro partita” ha scritto Nimzo- witsch, “il Re è solo una comparsa, men- tre nel finale diventa uno degli attori principali”. Bisogna sfruttare ogni occa- sione per migliorare la posizione del proprio Re perché la sua partecipazione attiva alla lotta spesso è decisiva.
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Tondivar-Lutz
Leeuwarden 1994
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Mark Dvoretsky, IL MANUALE DEI FINALI 393