Page 12 - Enciclopedia essenziale degli schemi di matto
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10 PREFAZIONE
zione dopo l’apertura, né importa quali errori posizionali il computer possa fare in un ordine di mosse inusuale: il destino della partita sarà deciso da complicazioni tattiche. È del tutto evidente che nella partita il fattore tattico gioca un ruolo molto più importante di quanto si è creduto finora”.
La strategia ha a che fare con ampi piani, con l’attenzione puntata sull’in- tera partita, sul cosa fare piuttosto che su come farlo. Ma l’azione ultradina- mica della partita moderna spesso fin dall’apertura porta a tentare di modifi- care in ogni modo possibile quello che appare il prevedibile corso della par- tita, ed entrambi i giocatori si lanciano in un combattimento corpo a corpo che non può essere meglio identificato che come tattica, nel senso più ampio della parola.
Oggi la strategia può cominciare anche prima della partita. Il giocatore prepara un’apertura e le diverse varianti in armonia con il suo stile di gioco. Dal momento in cui decide che tipo di partita vuole e predispone i piani di gioco, in certa misura ne determina il percorso. Può volere portare la lotta su un piano puramente posizionale, su un terreno di gioco complicato con pos- sibilità per entrambi i giocatori, può mirare all’iniziativa e cercare di impos- sessarsene a tutti i costi. Tutti questi elementi sono più strategici che psico- logici, visto che in certo modo il giocatore determina a priori come si svilup- perà la partita, trasferendovi idee e piani in base all’apertura ed alla specifi- ca variante scelta.
Quale obiettivo ha questo libro? La tecnica della combinazione di matto o, in una parola, lo scaccomatto che per definizione è l’obiettivo ultimo del nostro gioco. Naturalmente è assurdo pensare di ridurre tutte le combinazio- ni scacchistiche a modelli e temi tipici, visto che le possibilità combinative di mosse e quindi di partite sono praticamente illimitate. Più di settanta anni fa il matematico Kraitchik ci informò che mentre il numero degli atomi che costituisce l’universo osservabile è nell’ordine di 1070, il numero di possibi- li partite di scacchi è approssimativamente intorno a 10120. E allora come pos- siamo, noi poveri mortali, pensare di ridurre gli scacchi a modelli?
Tuttavia tentare di estrapolare combinazioni tematiche e ridurle a modelli ha senso. Proprio come gli architetti ed i pittori studiano nei minimi dettagli i materiali che useranno nel loro lavoro, senza che questo intacchi minima- mente la loro vena creativa (cui darà anzi consistenza), così è altrettanto legittimo per lo scacchista studiare il materiale grezzo con cui lavorare, cioè il potere dei pezzi e il modo in cui operano insieme, e le strutture tipiche.
I temi combinativi, i tatticismi ed il gioco d’attacco sono stati fatti ogget- to di validi studi: quelli sull’attacco ci vengono da scrittori come Bondarevsky, Vukovic, Voellmy, Tal; quelli sul mediogioco e la tattica in generale da scrittori come Euwe e Pachman. C’è stato anche chi ha trattato