Page 2 - Migliora il tuo punteggio Elo
P. 2

Questo libro si rivolge soprattutto ai gioca- tori ambiziosi, ma non lasciatevi intimorire dalla parola: ambizione significa semplice- mente una vera volontà di migliorare.
Il mio scopo è insegnarvi ciò di cui avete bisogno per dare il via a questa crescita: ave- te tra le mani un libro su come esercitarsi e “pensare gli scacchi”. Sì, voglio dire pro- prio “pensare gli scacchi” e non “pensare agli scacchi”: la differenza è la stessa che passa tra “parlare inglese” e “parlare dell’inglese”. Raggiungere questo scopo sarebbe chiara- mente impossibile senza mostrarvi un buon numero di partite istruttive. Dal momento che gli scacchi sono universali, anche gioca- tori di livelli diversi possono imparare dagli stessi esempi pratici. Ho cercato di fare in modo che le spiegazioni fossero comprensi- bili, ma non eccessivamente semplici.
Nel 2006, all’epoca della mia metamorfosi da essere umano a giocatore di scacchi, ho studiato 26 libri dalla prima all’ultima pa- gina, ma sono giunto alla conclusione che per migliorare nel gioco c’è bisogno di un apprendimento più attivo di quello reso possibile da una semplice lettura. Ho ini- ziato così a cercare le mosse, invece di gene- ralizzarle a parole formulando una serie di regole, e i risultati sono stati positivi. Affermare che leggere libri è inutile non sa- rebbe una grande strategia di marketing, ma (per mia fortuna) non è questo che intendo dire. In primo luogo, il libro contiene una buona dose di esercizi che vi costringeranno a usare il cervello lavorando sui contenuti di queste pagine. Ritengo inoltre che vi siano effettivamente alcune regole di massima e tec- niche di pensiero da imparare, prima di inizia- re a studiare autonomamente: sto parlando di frasi come “cercate di portare una torre
sulla stessa colonna della donna nemica” e di metodi come la ricerca delle mosse candida- te, il controllo delle varianti per assicurarci di non aver commesso sviste, o l’attenzione alle posizioni critiche.
Prima di tutto dobbiamo chiederci se queste tecniche e regole di massima abbiano dav- vero una loro utilità. Mentre stavo finendo di scrivere il libro mi sono imbattuto in un lungo dibattito sull’argomento e ne ho ap- profittato per aggiornarmi sulla letteratura scacchistica più recente.
La posizione più radicale è quella di Willy Hendriks nel suo Move First, Think Later, in cui sostiene che negli scacchi non esista nulla all’infuori delle mosse vere e proprie: secondo Hendriks, gli alberi delle varianti di cui parla Kotov in Pensa come un Grande Maestro (1971) e le altre tecniche di pensie- ro sono semplificazioni eccessive, del tutto inutili quando l’orologio è in moto.
Visto che la discussione affronta un aspetto di importanza fondamentale negli scacchi, sarà bene chiarire subito la mia posizione. Per farlo, il libro di Hendriks (che scrive in modo eccellente) è un buon punto di partenza.
Regole di massima
Hendriks prende a esempio la famosa regola che recita “il modo migliore di rispondere a un attacco sull’ala è contrattaccare al centro”, soste- nendo che questa massima è utile per un alle- natore che, con il senno di poi, voglia spiegare agli allievi dove hanno sbagliato, ma non ser- ve a nulla se lo scopo è prescrivere la condotta da adottare durante il gioco. A sostegno della sua tesi, Hendriks riporta il risultato di una piccola ricerca statistica: in risposta a 17.g4, la
Introduzione
6


































































































   1   2   3   4   5