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Migliora il tuo punteggio Elo
maniera intensiva durante l’allenamento per un breve periodo di tempo. Cercherò di spie- garmi con una rapida discussione teorica. Definiamo capacità le cose che sappiamo di saper fare, come ad esempio giocare le prime mosse teoriche della nostra apertura preferita. Ci sono anche cose che sappiamo di non saper fare: chiamiamole incapacità (un buon esem- pio potrebbe essere vincere con due cavalli contro un pedone). Esistono anche cose che neanche sappiamo di non saper fare: sono al di fuori del nostro orizzonte e, per ovvi moti- vi, non è possibile trovarne un esempio.
Se inseriamo in una matrice questi tre ele- menti (vedi sotto) ci resta un quarto para- metro ancora vuoto.
Cercare gli errori nelle analisi prima di ogni singola mossa non è il modo migliore per ottenere buoni risultati: l’operazione richie- de tempo e interrompe i normali processi mentali. È però lecito sperare che a poco a poco venga interiorizzata. Dopo qualche tempo, l’intuito inconscio cercherà automa- ticamente le sviste al momento opportuno e senza troppa fatica.
Nell’arco di anni ho interiorizzato diverse tecniche di pensiero, integrandole nel mio intuito. A volte mi è capitato di perdere una partita per avere speso troppe energie su un solo aspetto del gioco, ma non c’è dubbio che quelle sconfitte siano valse il loro peso in Elo. Dall’inizio alla fine del volume ho cercato sempre di mantenermi coerente nel trattare regole e tecniche di pensiero, ma se in qualche caso non dovessi esserci riuscito, spero nella vostra comprensione. Gli scacchi sono diffici- li sia per i giocatori, sia per gli allenatori.
Parte prima: pensare gli scacchi
Nei primi quattro capitoli gettiamo le basi del gioco posizionale. Il primo riguarda le spinte di rottura, che a mio avviso sono l’e- lemento essenziale nell’escogitare un piano. Nel secondo capitolo passiamo a occuparci dei pezzi, con particolare attenzione ai cam- bi, ma anche alle posizioni che presentano squilibri di materiale: ritengo siano una buona base per capire quali fattori rendono buono o cattivo un pezzo. Nel terzo capi- tolo, spinte di rottura e cambi di pezzi si uniscono a formare un elenco di domande d’appoggio, con la presenza di due argo- menti aggiuntivi: le posizioni critiche e la teoria generale.
Resta il fatto però che, per imparare a gio- care posizionalmente, bisogna anche calco- lare. È appunto il calcolo l’argomento di cui ci occuperemo nel quarto capitolo.
Possiamo
Conscio Capacità Subconscio
Non possiamo
Incapacità
Al di là del nostro orizzonte
È il posto di quelle abilità di cui non siamo consapevoli, ma che tuttavia possediamo: e sono proprio quelle che usiamo di più negli scacchi.
Per alcuni giocatori cercare le sviste nelle va- rianti appena calcolate è un’abilità impor- tantissima, che svolgono regolarmente ma in modo inconsapevole. Un altro esempio meno noto può essere cercare spinte di rottura. Per acquisire un’abilità, è necessario che essa attraversi tutte le fasi appena elencate: prima bisogna scoprire l’esistenza di una determi- nata tecnica; poi bisogna studiarla e ripeterla molte volte in maniera cosciente finché, final- mente, entrerà a far parte del nostro intuito.
Processo di apprendimento Possiamo
Non possiamo
2. Ne siamo consapevoli
1. Il metodo
è al di là del nostro orizzonte
Conscio Subconscio
3. Lo usiamo deliberatamente
4. Rientra nel nostro intuito
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