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Ogni dettaglio è importante
Sarebbe facile dire che ho perso la partita perché ho regalato un pezzo, ma io ritengo si possa imparare anche altro da questa di- sfatta. Le domande che si impongono sono: perché mi sono innervosito dopo essere sta- to colto di sorpresa in apertura? E perché ho permesso che le emozioni interferissero con il mio modo di ragionare?
In un certo senso, gli scacchi consistono soltanto nel giocare buone mosse. Allo stes- so tempo però, vi sono moltissimi fattori importanti (sia interni che esterni) e ogni giocatore ambizioso ha bisogno di lavorarci sopra. Il primo principio su cui poggia que- sto libro afferma perciò che ogni dettaglio è importante.
Tecniche di pensiero da interiorizzare
Abbiamo già parlato di questo aspetto, ma di sicuro vi sarete accorti che nella partita contro Oleksienko il mio intuito non è sta- to all’altezza della situazione. Oggi, se av- verto che mi sto lasciando influenzare dalle sensazioni, divento automaticamente più circospetto e mi soffermo con maggiore at- tenzione sulla ricerca degli errori.
Il secondo principio è usare insistentemen- te le tecniche di pensiero per un periodo di tempo limitato, per fare in modo che entri- no a far parte del nostro intuito.
Apprendimento attivo
Credo molto nell’imparare facendo, il terzo principio che ci accompagna in tutto il li- bro. Per valorizzare il più possibile il tempo che dedichiamo agli scacchi, dobbiamo im- pegnarci al massimo. Ecco perché ci sono esercizi in ognuno dei capitoli che state per iniziare a leggere.
Quando ho imparato la variante con 3...e5 che ho adottato contro Oleksienko mi ero limitato a leggerla in un libro, studiandola passivamente senza mettere in discussione nulla, né analizzare con la mia testa. Non
c’è da stupirsi che mi sia trovato in difficoltà nel ricordare la sequenza di mosse a diversi anni di distanza.
Ho provato spesso a discutere degli aspetti teorici o filosofici degli scacchi con altri for- ti giocatori, ma a molti di loro non interessa affatto: ai miei occhi, questa loro reazione è un altro indice di come si debba dare più importanza alle abilità che alle conoscenze. Ai forti giocatori interessano mosse e valu- tazioni specifiche, non i principi generali: e la loro forza consiste proprio in quest’atteg- giamento.
Vorrei presentarvi alcuni di questi Maestri, che in veste di miei amici e compagni di allenamento hanno influito notevolmente sulla stesura di questo testo nell’arco di pa- recchi anni. Da loro ho imparato davvero moltissimo.
Giocatori di riferimento
Quando ho iniziato a dedicarmi seriamente agli scacchi, nel 2006, avevo la fortuna di abitare a Lund, una cittadina di 100.000 abitanti tra cui molti giocatori desidero- si di migliorare. Insieme ci siamo allenati, abbiamo viaggiato, vinto e perso. Nel corso di quattro anni, sei scacchisti del circolo di Lund sono diventati Maestri Internazionali; altri due, invece, Grandi Maestri.
Uno di loro è Nils Grandelius. Dal momento che il volume contiene molti errori istruttivi commessi da lui, ci tengo a mettere subito in chiaro che Nils è il giocatore che ammiro di più in assoluto: può vantare una compren- sione posizionale degna di un GM esperto, una creatività tattica sublime e un elaborato repertorio di aperture; gioca bene in finale, è capace di vincere anche con un vantaggio minuscolo e ha un carattere molto deciso, che gli permette di rimanere motivato a pre- scindere dai risultati. Non riesco a spiegarmi come mai non abbia ancora varcato la soglia dei 2600, ma forse dipende dal fatto che Nils alterna periodi di impegno intenso ad altri in cui pensa invece a divertirsi (e anche questa è una dote che ammiro).
Introduzione
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